venerdì 23 gennaio 2015

IL “FENOMENO” SMALLFAMILIES


Secondo l’ultima rilevazione dell’Istat quasi il 16% delle famiglie italiane è formato da nuclei con un solo genitore (per circa l’85% è la madre) che convive con uno o più  figli minori  e/o con figli maggiorenni non economicamente autonomi. Sono le cosiddette  “famiglie monogenitoriali”:  un fenomeno   sempre esistito,  ma che solo di recente si è reso più visibile, complice anche  il numero di genitori “mono” pressoché raddoppiato nel giro di dieci anni. In Italia, i termini “monogenitoriale “e “monoparentale” coincidono […]

http://www.smallfamilies.it/


mercoledì 8 agosto 2012

Famiglie monoparentali in aumento: statistiche allarmanti

Attualità: Famiglie monoparentali


 – Di Giovanni D’Agata 

La società italiana non è immune dai cambiamenti che riguardano quello che è considerato il nocciolo di essa stessa: la famiglia.
Negli ultimi due decenni, infatti, ad aver subito grandi trasformazioni è quello che viene considerato nell’immaginario collettivo come un concetto quasi inamovibile per le menti degli italiani, specie dei nostri nonni: l’idea della famiglia “tradizionale”, cioè quella formata da padre, madre e figli che secondo le statistiche segna il passo, almeno “numericamente” verso quelle che vengono considerate famiglie atipiche: in particolare quelle monoparentali.
Tali nuclei, formati da uno dei genitori e un figlio si stanno diffondendo a macchia d’olio nel Paese, tant’è che una recente indagine Istat, ha potuto appurare che se nel 1983 i genitori single erano 1.371.000, nel 2000 sono diventati ben 1.787.000, mentre le coppie con figli si sono ridotte a meno del 40% del totale delle famiglie.
Va subito rilevato che nella maggior parte dei casi si tratta di donne, spesso con figli piccoli, che lavorano allo scopo di produrre il reddito necessario per mandare avanti la famiglia. Sono sole perché separate, divorziate, qualcuna già vedova, o perché hanno scelto coraggiosamente di portare avanti da sole una gravidanza indesiderata e non gradita dal partner.
Nella gran parte dei casi, quindi, la loro condizione di mamme single deriva da una necessità e non da una libera scelta. Sono marginali, a differenza di altri paesi sviluppati, ancora, i casi di quelle che scelgono lo status di mamme single ossia di essere indipendenti da sole o insieme a un figlio anche se questa categoria è comunque in crescita.
La differenza tra aree del Paese ancora sussiste ma tende ad assottigliarsi, sempre secondo la citata indagine ISTAT del 2009. Al Sud, ove la famiglia tradizionale rappresenta in alcune aree e nei centri minori ancora un totem, il numero medio di componenti è più alto rispetto al Centro-Nord. Se, infatti, nel Mezzogiorno prevalgono ancora le famiglie con tre o più componenti, questa condizione sta mutando in peius anno dopo anno, e si avvicina al Nord ove la maggioranza delle famiglie ha ormai da oltre un quindicennio solo uno o due componenti.
Negli ultimi quindici anni, infatti, le tipologie famigliari si sono modificate in maniera radicale. Oggi le famiglie di single, quelle di genitori soli non vedovi, le coppie di fatto di celibi e nubili e le coppie in cui almeno uno dei partner proviene da precedente esperienza coniugale superano nell’insieme i cinque milioni.
Le conseguenze, specie per quanto riguarda l’educazione della prole sono state oggetto di ricerche che hanno dimostrato che i bambini che crescono sotto il controllo di un solo genitore hanno meno probabilità di fare bene a scuola e sono a due volte più a rischio di incorrere in problemi con bevande o farmaci o essere coinvolti nel crimine.
Secondo Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” il nostro sistema di welfare, che già per sua stessa essenza è poco orientato alla tutela della famiglia, in particolare per quella con figli, e delega invece compiti essenziali di assistenza alla rete di protezione sociale delle famiglie, nel corso degli anni non si è adeguato a questi mutamenti globali nella struttura dei nuclei familiari ed oggi più che mai le famiglie monoparentali sono a rischio povertà materiale ma anche sociale anche per il rarefarsi delle reti di protezione sociale rappresentate dalle proprie famiglie d’origine. Assumere su di sé il peso del lavoro domestico, dell’educazione dei figli e l’essere l’unica fonte economica per provvedere alle necessità familiari, implica spesso una rinuncia alla propria vita personale, alle proprie necessità di individuo. La conseguenza è che la mancanza di tempo per sé porta spesso ad un isolamento rispetto alla vita sociale, causa sovente di un generale senso di solitudine e abbandono.
Per tali ragioni, lo “Sportello dei Diritti” ritiene che siano improrogabili una serie di riforme che riducano al minimo il rischio d’isolamento sociale per i nuclei familiari monoparentali. Tra queste, da una parte l’incentivazione su scala nazionale dell’accesso agli asili nido durante la prima infanzia, specie per le madri single che faticano a conciliare vita familiare e lavorativa e dall’altra la possibilità di offrire alle madri sole forme di lavoro flessibili, come ad esempio il lavoro part-time.
Scritto da Redazione Italynews il 08 agosto 2012 nella categoria COSTUME & SOCIETÀIN ITALIA

domenica 17 giugno 2012

Famiglie che aiutano altre famiglie

famiglienumerose.org/


Famiglie che aiutano altre famiglie: un progetto a Ferrara

È partito da pochi mesi a Ferrara un progetto di “affiancamento familiare”, denominato “Dare una famiglia ad una famiglia”. Ma che cos’è l’affiancamento familiare? E’ un modo nuovo e intelligente di affrontare un disagio familiare.
Ma andiamo per ordine: tutto è partito da Torino. L’idea è stata partorita dalla Fondazione Paideia, nata nel 1993 su iniziativa di alcune famiglie torinesi unite dal desiderio di aiutare i bambini più disagiati. Perché non sostenere una famiglia che ha difficoltà -relazionali, di accudimento dei figli, di isolamento sociale o altro ancora- avvicinandole una o più famiglie? Perché non arrivare a salvare l’integrità del nucleo familiare prima che una situazione possa degenerare? Molti leggendo queste righe penseranno che in fondo una volta tutto ciò avveniva spontaneamente: tra famiglie vicine non era raro darsi una mano. Oggi però il clima è molto cambiato, purtroppo i rapporti sono più complicati e sostanzialmente ci si conosce meno. C’è da dire inoltre che questo progetto si basa sulla collaborazione tra associazioni che si occupano a vario titolo di famiglia ed ente pubblico, il quale mette a disposizione le sue risorse; in questo modo la voglia di fare qualcosa di buono e di utile va oltre l’improvvisazione e viene sorretta dal confronto con un’equipe di esperti e da un “tutor” che segue con attenzione sia la famiglia affiancata sia la famiglia affiancante.
Perché parliamo di tutto questo nel nostro giornale? Perché, guarda caso (?), molte delle famiglie che hanno aderito, prima al corso e poi ai progetti come famiglie affiancanti, sono famiglie numerose! Al primo incontro ci siamo guardati in faccia un po’ sorpresi e un po’ no –sicuramente lo era molto il nostro formatore!- e ci siamo messi in gioco di fronte a questa nuova proposta… forse perché siamo allenati a farlo ad ogni nuovo figlio che arriva! Se siete interessati a saperne di più potete contattare la Fondazione Paideia di Torino. Altre città si stanno già interessando a questa iniziativa che mette finalmente al centro il valore e le potenzialità della famiglia come soggetto di promozione umana e sociale.
Per info: famiglia Romagnoni 0532756128 e 3491991490


martedì 5 giugno 2012

Le famiglie si incontrano, ma nel DDL Lavoro sono dimenticate

In occasione dell'incontro mondiale delle famiglie anche il mondo laico e liberale si interroga sul valore sociale ed economico di questa entità riconosciuta dalla Costituzione. Tra gli ultimi e più interessanti spunti il convegno due giorni fa organizzato da Pari o Dispare - con la sponsorship di Edenred (leader mondiale nei buoni servizio prepagati per le imprese) - dal titolo programmatico "un nuovo welfare per liberare le donne". E un articolo di oggi di Maurizio Ferrera nel Dossier Famiglie del Corriere che spiega come per controbilanciare l"iper-familismo" - la tendenza tutta italiana a trovare dentro la famiglia supporto economico, servizi di cura e tanto altro - ci vuole un altro Stato, che investa in welfare e riforma del lavoro. 
Ma dov'è la famiglia nei disegno del Governo? Nel Ddl Lavoro il complesso tema della conciliazione famiglia lavoro  è declinato solo in termini di voucher (articolo 59) e di paternità obbligatoria, quella che scherzando ho rinominato l'iniziativa "papà per un giorno" (di fatto prevede un solo giorno di obbligatoria per il neo-papà). Sparite le proposte del Ministro Riccardi che andavo a toccare l'altra dimensione - altrettanto importante - dell'organizzazione e dei tempi del lavoro.  
Ma chi  si confronta  quotidianamente con il mondo aziendale e con le risorse umane sa che la prima richiesta e il "benefit" più gradito da parte dei dipendenti è quello della flessibilità del lavoro, intesa non solo come tempo da dedicare a esigenze di cura ma anche a sé stessi (il work ife balance). E allora lasciando perdere misure troppo costose in questo periodo - come la reversibilità del congedo parentale sui nonni - perché non introdurre almeno la frazionabili oraria del congedo parentale, che a costo zero permetterebbe di introdurre flessibilità sul lavoro e di agevolare le neo-mamme che vogliono rientrare in ufficio? Insomma, in questi giorni per i genitori che lavorano, c'è poco da festeggiare.


Tratto da: annazavaritt.blog.ilsole24ore.com/la_revolution_en_rose/2012/05/le-famiglie-si-incontrano-ma-nel-ddl-lavoro-sono-dimenticate-.html


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mercoledì 16 maggio 2012

Famiglie non tradizionali per 12 mln di italiani

Figliefamiglia.it

L’Istat dà ragione al ministro Elsa Fornero: la famiglia tradizionale perde colpi, mentre dilagano single e conviventi. Secondo un’indagine pubblicata nel 2011, ben 12 milioni di italiani, il 20% della popolazione, vivono come single, monogenitori, coppie non coniugate e famiglie ricostituite coniugate, raddoppiati in dieci anni.